Giordania, Israele e territori Palestinesi 2013

Quella di dove trascorrere le vacanze estive, lontane dalla vita di tutti i giorni, rappresenta per tutti una scelta difficile; bisogna fare i conti con i soldi che si hanno a disposizione, con i giorni di ferie da lavoro, scegliere se andare al mare o in montagna… beh, per noi è sempre difficile riuscire a scegliere dove non andare! Questa estate noi due membri dell’associazione “Accorciamo le distanze” (Elisa e Mauro) insieme a due amici abbiamo deciso di riempire il nostro zaino con le cose essenziali per passare 20 giorni tra Giordania, Israele e territori palestinesi.

Nulla di prenotato, se non il volo aereo dall’Italia!

 Siamo arrivati il 9 agosto ad Aqaba, città della Giordania che si affaccia sul Mar Rosso. Il tempo di riposarci un attimo e poi subito alla scoperta di questa nuova terra! Già dalle prime ore del giorno il sole inizia a scaldare i nostri corpi di un caldo secchissimo, ma questo non frena la nostra voglia di curiosare tra le vie e i mercati di Aqaba e iniziare a scoprire la gentilezza e l’ospitalità dei giordani.

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Il giorno successivo partiamo per il Wadi Rum, deserto a sud est dello Stato giordano, dove abbiamo passato 3 giorni indimenticabili. Questo deserto ha la particolarità di essere formato da sabbia e rocce e sono tanti i punti in cui ci si può arrampicare per scoprire il deserto proprio lì davanti ai nostri occhi increduli!

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Le guide sono tutti beduini che ospitano i turisti e li guidano in tour organizzati, vista la difficoltà a muoversi in solitaria nel deserto. Anche qui l’ospitalità è ampliata: chiunque incontri nel deserto prima ancora di conoscerti ti regala un sorriso che difficilmente dimentichi accompagnato dal classico saluto “Welcome To Jordan!” solo dopo questa fantastica presentazione ti ospitano per bere del the (buonissimo!) e chiacchierare. La vita nel deserto si mostra semplice quanto difficile. Le donne sono necessarie per la vita negli accampamenti beduini, sono loro che si occupano degli animali, di procurare e cucinare il mangiare per tutta la famiglia, di accudire ai figli e agli uomini dell’accampamento. Alcuni beduini lavorano per guidare i turisti in un soggiorno piacevole e aiutare le loro famiglie.

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Dopo tre fantastici giorni ci facciamo accompagnare, a dorso di un cammello, al villaggio che si trova subito fuori dal deserto dove troviamo un taxi che ci porterà fino alla Riserva di Dana.

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Nel pomeriggio raggiungiamo il campeggio dove pernotteremo. Il campeggio, curatissimo è gestito da una cooperativa sociale in cui lavorano persone disagiate e integrate nel mondo del lavoro. Tutti sono gentilissimi e si danno un gran da fare per rendere piacevole il soggiorno dei turisti.

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Dopo aver bevuto tantissimi bicchierini di the (impossibili da rifiutare) ci incamminiamo verso l’altura da dove si può osservare l’intera Riserva e il tramonto su Israele. Lo scenario è assolutamente incantevole…

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Le tende in cui riposare sono molto accoglienti e dal terrazzo si può ammirare lo strapiombo sulla riserva. La cena è ottima e anche la compagnia. Il giorno dopo una guida ci porta a passeggio tra le bellezze della riserva, anche se la stagione, molto calda, non ci consente di osservare l’ampia e variegata flora e fauna che invece si può ammirare nel periodo primaverile. La camminata è lunga, ma il fascino che ci circonda non ci permette di pensare alla stanchezza che viene calpestata dai nostri passi e dalle risate fatte insieme alla guida.

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Dopo questi due giorni decidiamo di partire per visitare Petra e quasi mi dispiace lasciare questo posto meraviglioso, così come era stato nei giorni precedenti salutare il deserto!

Dopo un viaggio in taxi arriviamo a Petra, una delle otto meraviglie del mondo antico. I Nabatei (antica civiltà araba) la scavarono dalla roccia e la trasformarono in snodo cruciale per le rotte commerciali. Il monumento più famoso è il Tesoro che si può ammirare dopo aver percorso un Siq lungo all’incirca 1 km e mezzo.

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Sicuramente Petra è stata una delle mete più turistiche che abbiamo visitato, tra venditori di oggetti, di giri a dorso di cavalli, cammelli o asini… ma passeggiando con il naso all’insù ci si imbatte in centinaia di tombe scavate nella roccia, facciate di templi, sale funerarie e rilievi rocciosi.

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Abbiamo visitato Petra per due giorni interi. Più camminavamo e più eravamo incuriositi su cosa avremo visto dopo… così già il primo giorno, dopo una scalinata di circa 900 gradini scavati nella roccia, abbiamo raggiunto il Monastero

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Abbiamo avuto così la fortuna di poter apprezzare maggiormente la città quando, nel tardo pomeriggio, il sole conferisce una tonalità particolarmente calda alla roccia multicolore.

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Dopo la visita di Petra, stancante quanto affascinante, ci siamo incamminati verso il nord della Giordania. Prima tappa Amman, la capitale, una città affascinante ricca di contrasti che offrono una miscela di antico e moderno. Situata su una zona collinare tra il deserto e la Valle del Giordano, Amman offre un cuore commerciale accanto a tradizionali caffè e botteghe.

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La città offre ai suoi visitatori una vita notturna movimentata non solo per gli uomini e in alcuni locali non appare così strano vedere donne che fumano la shisha (il narghilè). La gente di Amman è cosmopolita, ben istruita ed estremamente ospitale. Accoglie i suoi ospiti ed è orgogliosa di poter mostrare loro le meraviglie di questa affascinante e vibrante città. La cittadella è un bel sito archeologico di Amman. Situata su una rocca, offre una splendida panoramica.

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Da Amman abbiamo deciso di raggiungere Israele attraversando il ponte di Re Hussein, punto consigliato per raggiungere lo stato israeliano dalla Giordania. Il viaggio è stato lungo è pieno di tensione. C’è una navetta che parte dalla stazione degli autobus di Amman che porta fino all’uscita dalla dogana giordana. Si scende dalla navetta e si effettuano i controlli di documenti e bagagli. Si sale poi su un autobus israeliano che attraversa il ponte Re Hussein e porta alla frontiera israeliana. Qui i controlli e gli interrogatori sono lunghi e aumentano la tensione di chi si trova ad aspettare se si potrà passare la frontiera oppure no. Dopo ore di attesa riusciamo finalmente ad avere un visto provvisorio unito al passaporto e ci dirigiamo verso Gerusalemme. Si sente immediatamente la differenza dei giorni passati in Giordania, dove le persone sono cordiali e ospitali. La città vecchia e le sue mura racchiudono le quattro maggiori comunità etnico-religiose che popolano la capitale: ebraica, musulmana, cristiana e armena.

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I quartieri sono caratterizzati da molti luoghi di grande significato religioso come la Basilica del Santo Sepolcro, il monte degli ulivi, il muro del pianto, la moschea islamica della Cupola della Roccia, la sinagoga.

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Dopo due giorni di visita a Gerusalemme ci siamo recati a Betlemme spostandoci con i mezzi pubblici. Giunti alla fermata dell’autobus abbiamo incontrato un taxista palestinese che ci ha guidato nella visita della cittadina di Hebron. Lungo la strada tra Betlemme e Hebron, la nostra guida, ci mostrava i territori palestinesi occupati dai “coloni” isreliani (come loro li chiamano) da grandi edifici. A Hebron si può visitare la Moschea di Abramo, luogo sacro per gli ebrei, ma venerata anche da cristiani e musulmani. All’ingresso ci sono guardie armate che controllano zaini e documenti e le mura sono circondate di filo spinato. Sembra quasi di entrare in un sito militare.

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Hebron offre sicuramente l’immagine più chiara di ciò che la storia racconta e dei conflitti esistenti tra israeliani e palestinesi. Un popolo privato della propria terra e della loro identità che continuano comunque a rivendicare.

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Ritornando verso Betlemme ci siamo fermati nella visita dell’ Aida Camp, un campo profughi diviso da un muro alto circa 9 metri (con in cima ancora del filo spinato) dal resto dei territori palestinesi occupati dagli israeliani. Molti artisti hanno ricoperto le pareti del triste muro con libere espressioni.

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Da qui il ritorno a Betlemme e negli occhi il ricordo di ciò che fino ad allora si era letto solo sui libri di storia.

A Betlemme dopo una passeggiata tra le vie ed i mercati si visita la chiesa della Natività, luogo in cui i cristiani celebrano la nascita di Gesù.

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Il giorno dopo si rientra ad Amman e l’uscita da Israele è sicuramente più facile dell’entrata. Ci si sente poco accolti e con il desiderio di liberarsi rapidamente dei turisti “invadenti”.

Appena rientrati in Giordania si prova la sensazione di essere tornati a casa dopo un lungo viaggio.

Il giorno dopo con una navetta raggiungiamo Jerash, antica città che visse il suo periodo di massimo splendore sotto il dominio dei Romani. Strade lastricate, colonnati, templi in cima ad alture, maestosi teatri, spaziose piazze pubbliche, bagni termali, fontane e mura interrotte da porte cittadine riflettono un processo secolare durante il quale due potenti culture, quella grece e quella romana, si sono sovrapposte coesistendo.

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Da Jerash ci dirigiamo verso Umm Qais dove troviamo altre rovine romane non belle come quelle di Jerash, ma sono in una stupenda posizione dominante sulle colline del Golan, sul lago di Tiberiade in territorio israeliano. Questo rappresenta anche il punto strategico in cui è possibile osservare i confini di Siria, Libano, Palestina e Israele.

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Al rientro ad Amman noleggiamo una macchina che ci farà esplorare posti stupendi. Da qui inizia il tour dei castelli nel deserto orientale della Giordania, splendidi esempi dell’arte e dell’architettura islamica. I castelli, così chiamati per la loro imponente mole, avevano diversi scopi e fungevano da stazioni per le carovane, centri agricoli e commerciali, punti di ristoro e utili ai regnati per stringere legami con i beduini locali.

Tra i tanti castelli abbiamo scelto di visitarne solo alcuni: qsar Al- Hallabat, qasr al-Azraq realizzato con pietre di basalto nero, qasr Amra bagno termale costruito nella steppa giordana.

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Attraversando la strada dei re raggiungiamo Madaba antica città dell’altopiano giordano, nota come la città dei mosaici. Qui pernottiamo un paio di notti per visitare la città, percorrere la strada del Mar Morto e visitare il Monte Nebo, luogo in cui Mosè vide la Terra Promessa.

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Continuando a percorrere l’antica strada dei Re giungiamo a Karak in cui risiede il castello dei Crociati. Qui troviamo una guida che ci accompagna tra gli infiniti passaggi del castello (la maggior parte sotterranei). In tutto il castello le scure e rozze opere murarie dei crociati contrastano con quelle più chiare e finemente lavorate degli arabi nelle epoche successive.

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Da Karak partiamo verso Shawbak attraversando una strada panoramica che in alcuni punti mostra circa un chilometro e mezzo di strapiombo. Abbarbicato sulle pendici di una montagna, è immerso in lussureggianti frutteti appare il castello di Shawbak. Arriviamo in serata e ci fermiamo a dormire in un campeggio proprio ai piedi del castello. Il signore che gestisce il camping è una persona eccezionale, ci offre del the, della frutta raccolta dai frutteti del campo. Tutti a Shawbak sono gentilissimi e tutte le persone che incontriamo per strada ci salutano sorridendo e ci chiedono di noi. La notte passa così tra chiacchiere di gente mai vista prima che coinvolge in un’atmosfera amicale.

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Dopo la piacevolissima notte trascorsa insieme ai giordani, ci svegliamo e mentre assaporiamo il magnifico clima del mattino e la vista del castello di giorno, il signore del campeggio ci ospita a bere un the prima di salutarci. Un altro posto che lascio con un po’ di tristezza….

Prima di lasciare questo posto ci avventuriamo nella visita del castello. Passeggiando tra le rovine è possibile notare alcuni elementi architettonici dello stile europeo, quasi gotici, mentre altre parti ricordano l’architettura delle zone mamelucche del Cairo. Il castello si fonde con l’ambiente circostante in modo armonioso, le finestre fischiano al passaggio del vento e la vista sulla profondità della vallata sottostante è veramente affascinante.

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da qui riprendiamo la strada per passare la nostra ultima notte nel deserto……. Decidiamo di passare i nostri ultimi giorni insieme ad una famiglia beduina per vivere l’esperienza unica di vivere nel pieno del deserto e dormire sotto un cielo stellato mai visto prima e nel cuore un sacco di sogni da realizzare partendo proprio da qui…

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Dopo il deserto ci aspetta l’ultima notte ad Aqaba, prima del ritorno in Italia…

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